LE HIGHLANDS SCOZZESI

Nato e cresciuto a Torino, posso dire di essere abituato a pioggia e nebbia.
Ma prima di andare in Scozia non avevo mai visto la pioggia “e” la nebbia insieme.
E l’azzurro subito dopo, ma col vento e qualche spruzzo di pioggia gelata, e l’arcobaleno tra le nuvole, e il nevischio reso brillante da squarci di sole.
Insomma, un tipico clima atlantico, ma elevato all’ennesima potenza.
Risultato: scordatevi i vasti orizzonti. Le montagne sullo sfondo le potete solo immaginare, anche se la mappa dice che ci sono, perché su di esse grava una costante coltre di nuvole basse.

Sono partito all’inizio di aprile per un tour di quattro giorni nelle Highland, insieme a mio figlio Giorgio. Atterrati a Edimburgo, abbiamo noleggiato un’auto e ci siamo diretti a Inverness, costeggiando da sud a nord il Loch Ness (proprio lui, il lago del mostro).

Il Loch Ness (che significa “lago Ness”, quindi non ha senso dire “il lago di Loch Ness”: sarebbe come dire “il lago del lago Ness) è uno specchio d’acqua stretto, lungo e profondo che fa parte di un sistema idrogeologico che unisce la costa est alla costa ovest e si trova lungo una linea di faglia (la Great Glen, “grande vallata”). Questa linea di faglia è il risultato dell’unione tra la Scozia del nord (proveniente da nord-ovest) e il resto dell’isola, durante i movimenti tettonici noti come “deriva dei continenti”.
Sembra che i movimenti sismici dovuti all’attività di faglia possano generare quel rimescolamento violento delle acque che ha dato origine alla leggenda del “mostro”.

Michele Vacchiano © Nadir Magazine

Abbiamo percorso la costa atlantica da Inverness fino a Ullapool, per poi ridiscendere tagliando per l’entroterra.
Le strade dell’interno sono strette e deserte: decine di miglia senza incontrare anima viva. Ogni tanto una casa o un cottage, così isolati che ti chiedi di cosa accidenti vivano quelli che ci abitano.
La corsia è unica, ma ogni tanto ci sono delle piazzuole che permettono l’incrociarsi delle vetture: se vedete un’auto sopraggiungere da lontano, parcheggiate nella piazzuola e aspettate che passi.
Risultato: tre ore per percorrere cento chilometri!

Michele Vacchiano © Highlands Scozia

Sulla costa nord, un tipico cottage con il recinto a secco per le immancabili pecore.

Ovunque laghi, torbiere e distese di erica, che in questa stagione assume un colore tra il giallo scuro e il marrone, ma che in estate trionfa di verde e di viola.
Secoli fa, queste terre erano coltivate. Ma dopo l’Atto di Unione del 1707, il parlamento di Londra emanò leggi miranti a demolire il sistema dei clan (sul quale si basava la società scozzese) e a confiscare le terre ai contadini. La lingua gaelica, la cornamusa e il tartan (la stoffa multicolore dei clan) furono vietati. Le coltivazioni furono abbandonate a favore della pastorizia, ritenuta più remunerativa, e gli agricoltori furono allontanati dalle loro terre, quando non addirittura sterminati. Oggi la cultura tradizionale scozzese viene valorizzata. La lingua scots (di ceppo germanico e affine all’inglese) parlata nelle Lowlands e la lingua gaelica (di ceppo celtico) parlata nelle Highlands sono oggetto di recupero e di insegnamento scolastico.

Michele Vacchiano © Highlands Scozia

Anche in mezzo al nulla, una cabina telefonica può sempre far comodo (anche perché la copertura cellulare non è costante).

Abbiamo trascorso gli ultimi due giorni a Edimburgo.
Da visitare il castello, che conserva i gioielli della corona di Scozia.
Dalle mura del castello si può ammirare il Firth (fiordo) of Forth e le colline di origine vulcanica su cui la città è edificata.
Dal castello si diparte il Royal Mile (il miglio reale), di fatto la strada storicamente e culturalmente più importante di Edimburgo: pub, ristoranti e negozi di prodotti tipici si alternano a edifici storici di indubbio fascino.

Michele Vacchiano © Highlands Scozia

Michele Vacchiano © Highlands Scozia

Nell’entroterra deserto delle Highlands, l’acqua di innumerevoli laghi, laghetti e torbiere riflette un cielo sempre in costante e tumultuoso movimento.

Nadir Magazine © Scozia

Chiesetta e cimitero nel villaggio di Dowally, lungo la strada (trafficatissima ma spettacolare) che unisce Inverness a Edimburgo.

Michele Vacchiano © 04/2016
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Michele Vacchiano © Highlands Scozia

Il castello di Edimburgo al tramonto.

Michele Vacchiano © Highlands Scozia Nadir Magazine

Un negozio di alimentari a Dunkeld. La città è costruita lungo il corso del fiume Tay, che – oltre ad essere il fiume più lungo di Scozia – ospita anche i salmoni più succulenti (almeno a quanto dicono i pescatori locali). 

Michele Vacchiano © Highlands Scozia

L’interno della cattedrale di Dunkeld, oggi appartenente alla Chiesa Riformata di Scozia.